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di avv. Alessandro Amato

Le banche hanno diverse opzioni per poter gestire i crediti non performing.

Possono procedere internamente, esternalizzare il recupero o smobilitare il credito.
La gestione interna consente il controllo diretto del processo, ma richiede investimenti in risorse e competenze.
L’esternalizzazione del recupero crediti a società specializzate è invece un’alternativa che consente di ottimizzare i costi e le performance. La banca mantiene la titolarità del credito ma affida le attività di recupero a operatori terzi con esperienza e professionalità adeguate.

La cessione del credito deteriorato rappresenta l’opzione più radicale. Consente alla banca di dismettere il credito e realizzare la massima riduzione dell’esposizione. Lo svantaggio è la perdita di controllo sul processo di recupero e la necessità di svalutare il credito, con impatti economici negativi.
In sintesi, la scelta della strategia dipende dall’obiettivo primario: contenere i costi, massimizzare i recuperi, liberare capitale o una combinazione dei tre.

La gestione dei crediti in sofferenza presenta notevoli opportunità per le banche di migliorare l’efficienza e la redditività.
Man mano che i servicer si consolidano e utilizzano più dati e tecnologie, le banche hanno accesso a strategie e piattaforme migliori.
L’esternalizzazione di alcuni servizi di assistenza agli NPL può sbloccare le competenze e contenere i costi.
Le banche devono valutare attentamente le proprie esigenze e il proprio profilo di rischio per determinare l’approccio migliore.

Quello italiano è uno dei mercati di NPL più attivi, sia per l’abbondanza dell’offerta, che per una legislazione particolarmente favorevole verso le cartolarizzazioni.
L’apertura del mercato secondario degli NPL in Europa

Peculiare è la vicenda dell’apertura del mercato secondario degli NPL, avviata con la produzione di una proposta di Direttiva UE con oggetto “gestori di crediti, acquirenti di credito e recupero delle garanzie”. Lo scopo è quello di aprire un mercato unico per la circolazione e la gestione dei crediti deteriorati di origine bancaria.

La Direttiva UE sui crediti deteriorati è un passo importante verso la creazione di un mercato unico europeo per la circolazione di crediti non performanti (NPL).
Lo scopo è di consentire agli NPL di essere venduti e trasferiti più facilmente tra paesi dell’UE. In questo modo, i crediti inesigibili di una banca potranno essere acquistati da un’altra banca o da un investitore specializzato in un altro paese.
Ciò dovrebbe facilitare il recupero del valore residuo di tali attività.
Per aprire il mercato secondario degli NPL, la Direttiva cerca di armonizzare le normative nazionali in materia di licenze e vigilanza sui gestori di crediti. Questi ultimi, come acquirenti e recuperatori di crediti, potranno operare in tutta l’UE in base a un’unica licenza. Dovranno inoltre rispettare requisiti patrimoniali e organizzativi comuni.
L’Italia, con il suo elevato stock di NPL, potrà trarre beneficio dall’apertura di questo mercato. Tuttavia, l’attuazione della direttiva solleva questioni delicate riguardo alla legislazione esistente in materia di recupero crediti e tutela dei debitori.

Ad esempio, la Direttiva consente pratiche più aggressive da parte dei recuperatori di crediti, che potrebbero entrare in conflitto con le norme italiane sulla privacy e sulla tutela dei consumatori.
Risolvere queste tensioni richiederà un attento lavoro di recepimento e un continuo monitoraggio dell’impatto della riforma.
In Italia, l’attività di recupero crediti è già disciplinata. L’eventuale recepimento della Direttiva richiederà quindi un coordinamento con la normativa nazionale esistente, per evitare incongruenze o sovrapposizioni.
Anche l’accesso alle garanzie reali date in pegno dai debitori dovrà essere armonizzato, per consentire ai gestori di crediti di realizzarle in modo agevole. Andrebbe poi prevista una disciplina ad hoc in materia di esecuzione forzata dei crediti deteriorati, per garantire procedure snelle e tempestive.
Con i necessari adattamenti, la proposta di Direttiva potrebbe contribuire a migliorare l’efficienza del mercato secondario degli NPL in Italia. Tuttavia, il recepimento richiede un’attenta valutazione dei profili di coordinamento con la normativa nazionale, per evitare incertezze interpretative ed effetti distorsivi.
Obiettivi e contenuti della Direttiva UE
La Direttiva UE sui gestori di crediti deteriorati mira ad armonizzare la disciplina degli NPL in Europa, favorendo la creazione di un mercato secondario unico per la loro circolazione.
Lo scopo primario è incrementare la protezione degli investitori e dei consumatori, garantendo trasparenza e concorrenza nel mercato degli NPL. La Direttiva punta anche a migliorare l’efficienza del recupero dei crediti in sofferenza, snellendo le procedure di escussione delle garanzie.

La Direttiva NPL si prefigge, quindi, quali principali obiettivi:
l’istituzione di un quadro regolatorio unitario per i soggetti incaricati di gestire e recuperare crediti non-performing di origine bancaria in Europa, promuovendo la costituzione di un mercato integrato di servizi di recupero e gestione nell’Unione Europea;
la costituzione di un mercato secondario del credito unico, eliminando le barriere nazionali all’acquisto di crediti non-performing di origine bancaria.
I membri dell’Unione Europea (e, quindi, anche l’Italia) dovranno recepire la Direttiva NPL nei propri ordinamenti entro il termine del 29 dicembre 2023.
Il recepimento nel nostro Paese genera numerose questioni, poiché occorre intervenire in un ambito già fortemente regolamentato.
Il Legislatore italiano sarà necessariamente chiamato ad effettuare delle scelte (sia pure nei limiti delle discrezionalità concesse dalla Direttiva NPL) in sede di recepimento.